Filosofia
Lgbt è un acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
Non è facile trovare voce nella società moderna italiana, l’essere diversi, quindi non convenzionali, implica dei comportamenti di conseguenza.
Non serve dire “Basta” e sinceramente ma basta de che? Il gusto, preferenza o stile sessuale diverso dev’essere rispettato se questo non lede.
L’essere gay o lesbica è un dato oggettivo, non è colpa di nessuno se una ragazza è innamorata di un’altra ragazza, non serve psicologo, psichiatra o terapie per sindrome bipolare, tanto meno l’elettroshock, no dico, che sia ben chiaro.
Qualcuno ci dovrà pur spiegare il perchè due gay con la barba (due orsetti) che si baciano fanno schifo, esattamente dove sta il problema?
L’essere L o G o B o T è esattamente come essere etero, si ama, si piange, si contribuisce a lottare per una società migliore esattamente allo stesso modo o forse con più oggettività.
Le famiglie di una persona gay non sono sfortunate e non hanno un figlio “disgraziato” le disgrazie sono altre e lo sappiamo bene tutti.
Cerchiamo di rispettare chi si è impegnato con tanto coraggio a vincere le voci di paese, i puntamenti di indice, il sentire alle poste o dal tabacchino che essere gay vuol dire portatore sano di malattie come le mosche o ancor peggio “quella povera famiglia è davvero sfortunata”.
Essere omofobi alla fine è solo una questione di mentalità, qualcuno ci dice che è peccato fare una determinata cosa e una massa di persone crede a tutto ciò… secondo me questo è simbolo di mentalità chiusa.
Non ultimo, l’omofobia è una malattia e sembra esserci una cura, invitiamo a chi ne soffre di rivolgersi al proprio medico di base.
LGBT è un acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
La storia – Fino alla rivoluzione sessuale degli anni sessanta del XX secolo non c’erano termini generalmente conosciuti per descrivere gli appartenenti a questi gruppi che non avessero un significato spregiativo (ad esempio sodomiti). Con l’organizzazione delle persone per i propri diritti sessuali si è avuto bisogno di un termine che esprimesse chi fossero in un modo positivo. Il primo termine utilizzato, omosessuale (opposto ad eterosessuale), prese un’accezione troppo negativa e fu sostituito dall’americano “Gay”. Quando le lesbiche hanno forgiato la loro propria identità, i termini Gay e Lesbica sono diventati più comuni. Il termine LGBT è stato sempre più comune dalla metà degli anni novanta sino ad oggi, è divenuto così tradizionale che è stato adottato dalla maggior parte dei centri di comunità per lesbiche, gay, bisessuali, e transgender e dalla stampa gay nella maggior parte delle nazioni dove si parla inglese. Nell’ottobre 2004, la compagnia mass media PlanetOut Inc., che possiede i domini PlanetOut.com e Gay.com, ha scelto LGBT come suo ticker symbol quando è stato elencato sullo scambio del NASDAQ dopo un IPO di successo. Fin qui è rimasto principalmente un termine scritto, piuttosto che un termine di conversazione.
Lesbismo – E’ il termine con cui si indica l’attrazione affettiva, sentimentale e sessuale tra donne. Con il termine lesbica si indica una donna con orientamento sessuale e affettivo nei confronti di altre donne. Il termine deriva dall’isola di Lesbo, dove visse la poetessa Saffo nel VII secolo a.C., che nei suoi versi esaltò la bellezza della femminilità e dell’eros tra donne. In origine il termine fu usato in senso dispregiativo; in seguito, tuttavia, le lesbiche se ne sono riappropriate in termini di rivendicazione e di orgoglio (pride). Uraniste, tribadi, saffiche, urninghe… dal 1886, anno di pubblicazione della Psycopathia Sexualis di Richard von Krafft-Ebing, i nomi che definiscono le lesbiche si sono moltiplicati e, per certi versi, sprecati. Si deve a Charlotte Wolff, una psichiatra di origine tedesca, che nel 1971 pubblica Amore tra donne, il primo studio del lesbismo che utilizzi come oggetto della ricerca donne non portatrici di patologie psichiatriche particolari, lo sdoganamento del termine lesbismo per definire quelle donne che preferiscono a livello emozionale, amoroso, affettivo e sessuale le relazioni con altre donne. Dagli anni ’70 in poi si afferma sempre di più l’idea che “lesbica” sia una definizione che sta alla donna stessa adottare o rifiutare: lesbica è ogni donna che si definisca tale, a partire dal proprio oggetto del desiderio, ma riconoscendo altresì nel lesbismo un tratto importante della propria personalità, identificandosi con le altre lesbiche e riconoscendosi nella cultura lesbica. Per Monique Wittig l’esistenza stessa delle lesbiche, il cui desiderio non è funzionale all’uomo, né alla riproduzione della specie, evidenzia come i concetti di donna e di uomo siano costruzioni sociali e ideologiche. Le lesbiche, sfuggendo “all’eterosessualità obbligatoria” creano una nuova prospettiva sociale, un linguaggio e un sistema di relazioni nuovi e diversi. In quest’ottica, le lesbiche non rappresentano più l’alterità dominata che il sistema di potere identifica come “donna”. Le lesbiche, quindi, non sono donne. La cultura lesbica comincia a svilupparsi nei primi decenni del 1900 soprattutto attraverso la produzione letteraria di alcune scrittrici e intellettuali lesbiche. A partire dagli anni settanta le lesbiche all’interno del movimento femminista hanno sviluppato momenti di aggregazione che successivamente hanno trovato forme di espressione politica autonoma.
Le barbie – Sono ragazze lesbiche curatissime in ogni particolare, spesso sono attratte da altre ragazze dello stesso modo di essere oppure da ragazze denominate “camioniste”.
Le Camioniste – Sono ragazze lesbiche dai capelli corti e spesso portano la camicia a quadretti con maniche a risvolto, tatuaggi e piercing, dal fare mascolino, stanno volentieri assieme ai ragazzi etero e non è difficile istaurare un rapporto di vera amicizia fino ad arrivare ad utentici scambi di idee sulle donne.
Gay – La radice di questa parola è quella dell’antico occitano (più esattamente, provenzale) gai: “allegro”, “gaio”, “che dà gioia” (come “lo gai saber”, “la gaia scienza”, che per i trovatori è la scienza d’Amore), che attraverso il francese passò in inglese come gay. In questa lingua la parola acquisì nel Settecento il senso di “dissoluto”, “anticonformista” (come in “allegro compare”).Il significato peggiorò ancora nell’Ottocento, fino a voler dire “lussurioso”, “depravato”. Ecco perché, nell’Inghilterra dell’Ottocento, una gay woman era “una donnina allegra” cioè una prostituta, mentre una gay house (letteralmente “casa allegra”) era un bordello. La connotazione omosessuale della parola, in questa fase, non era ancora presente.La connotazione dell’omosessualità si ha solo nell’inglese parlato negli USA, prima del 1920, anno dal quale iniziano a moltiplicarsi le attestazioni dell’uso del termine gay col significato di omosessuale (riferito ai soli uomini, e non senza un beffardo parallelo con la gay woman), nel gergo della sottocultura statunitense, in cui oggi viene usato anche il sinonimo faggot, considerato però con un’accezione molto volgare. Negli anni trenta il termine “gay” era già compreso dalla massa dei parlanti americani col senso di “omosessuale”: lo rivela un film del 1938, Susanna, nel quale l’attore Cary Grant è sorpreso, per un malinteso comico, in vesti femminili. A chi gli chiede il perché, risponde stizzito: “Because I just went gay all of a sudden!”, “Perché sono appena diventato gay tutto d’un tratto!”.Il “grande salto” nell’uso di questo termine avvenne comunque solo nel 1969, con la nascita negli USA del nuovo movimento di liberazione omosessuale.I nuovi militanti rifiutarono i termini usati fin lì, come omosessuale e soprattutto omofilo. Non volendo più essere definiti con le parole usate dagli eterosessuali, spesso ingiuriose, la comunità omosessuale scelse di auto-definirsi (come già avevano fatto i neri, che avevano rifiutato nigger preferendogli black) usando un termine del loro stesso gergo, cioè appunto gay. Era nato il Gay Liberation Front (GLF).Sull’esempio americano, gay si diffuse nel mondo ovunque esistesse un movimento di liberazione omosessuale.La diffusione in Italia di questa parola attraverso il movimento di liberazione gay, dal quale passò al linguaggio generale, data dal 1969-1971. Non senza qualche protesta iniziale in Piemonte, dove sono diffusi i cognomi, di origine provenzale, “Gay” e “Gai”[2]. Similmente, in lingua inglese decadde l’uso del nome proprio Gay, fino ad allora piuttosto comune, soprattutto al femminile.Dal significato originario di “omosessuale orgoglioso e militante” (contrapposto all'”omosessuale” vecchio stile) oggi gay è passato a indicare semplicemente la persona omosessuale in quanto tale, indipendentemente dalle sue idee politiche.
Bisessuale – Il termine bisessuale è stato coniato nel 1809 da alcuni botanici, per descrivere le piante provviste di organi riproduttivi sia maschili sia femminili. Non è noto quando il termine sia stato applicato al contesto dell’orientamento sessuale. Esistono anche alcuni termini alternativi per descrivere le varie forme di bisessualità, ma molti di essi sono considerati neologismi non universalmente accettati. Pansessuale, omnisessuale e pomosessuale (sessualità postmoderna) sono termini che si riferiscono all’attrazione verso ogni genere, compreso il transessualismo e il transgenderismo.
“Bi-permissivo” (in inglese Bi-permissive) indica qualcuno che non cerca attivamente relazioni sessuali con persone di un sesso specifico, ma che è “aperto”, ossia disponibile a fare nuove esperienze. In questa categoria può essere fatta rientrare l’omosessualità (o se è per questo eterosessualità) cd opportunistica, che descrive l’eccezionale disponibilità a rapporti omosessuali (o eterosessuali) legata alla mancanza contingente di partner disponibili del sesso preferito – il caso più classico restando quello degli ambienti sessualmente segregati. Le persone che rispondono a questa descrizione potrebbero identificarsi come eterosessuali o omosessuali, e potrebbero essere incluse nella Scala Kinsey ai posti 1 o 5 (vedi più avanti), pur avendo normalmente rapporti sessuali con persone di sesso opposto.
“Ambisessuale” indica un’indiscriminata attrazione che si rivolge verso persone di ambo i sessi. Chi si identifica come ambisessuale può provare attrazione verso qualcuno da un punto di vista fisico, emotivo, intellettuale o spirituale, a prescindere dal sesso o dal genere, mentre conferma i suoi criteri selettivi in altri ambiti. D’altra parte, alcuni potrebbero sperimentare nei confronti di un soggetto, un’intensa attrazione forse causata da particolari qualità riguardanti proprio il sesso o il genere. Una persona con questo orientamento può essere inclusa nel settore 3 della scala Kinsey, anche se alcuni potrebbero identificarsi a pieno titolo nei posti 2 o 4 ( nonostante alcuni possano pensare di essere, invece, “bi-permissivi”).
Bi_curioso è un termine che può avere diversi e contraddittori significati. Comunemente è usato da persone che si identificano come eterosessuali ma che sono occasionalmente interessati a esperienze omosessuali o attirati da esse. Alcuni soggetti sono spesso ritenuti omosessuali oppure bisessuali (anche se in modo non appropriato), che però non accettano la loro omosessualità (in questo caso si parla di omosessualità latente). La parola bi-curioso può inoltre essere usata per classificare chi è “Bi-passivo” (vedi oltre), “Bi-permissivo” oppure aperto a rapporti bisessuali.
“Tri_sessuale” è sia una variante di “bisessuale” che un gioco di parole sempre collegato alla parola “bisessuale”. Comunque, nel suo significato più tecnico, indica persone attratte da uomini, donne e transgender (cioè transessuali o crossdresser). In termini più generici, può indicare persone interessate a “tutte” le possibili e variegate esperienze sessuali.
Bifobia indica la paura o il rifiuto della bisessualità, in base alla convinzione che solo l’eterosessualità e l’omosessualità siano “reali” orientamenti sessuali e corretti stili di vita. I bisessuali possono anche essere l’obiettivo di omofobia da parte di coloro che considerano soltanto l’eterosessualità come appropriato orientamento sessuale. Al contrario, alcuni bisessuali possono essere oggetto di critiche sia da parte di coloro che hanno atteggiamenti eterofobi, sia da una parte della comunità gay.
Bi_passivo descrive una persona eterosessuale o “bi-curiosa” che è “aperta” a contatti sia “casuali” che intenzionali, contatti che spesso si realizzano durante il sesso di gruppo con persone dello stesso sesso, solitamente in modo passivo, ovvero dal lato che riceve la stimolazione (o la penetrazione) da parte del soggetto attivo.
Bi_attivo descrive una persona “bi-curiosa” o bisessuale che inizia a stabilire un contatto diretto con persone dello stesso sesso, e svolge un ruolo attivo nel rapporto, praticando la stimolazione o la penetrazione del partner.
Transgenderismo – Il transgenderismo sostiene che l’identità di genere di una persona non è una realtà duale “maschio/femmina”, ma un continuum di identità ai cui estremi vi sono i concetti di “maschio” e “femmina”. In questo senso il transgenderismo è da considerarsi come un movimento politico/culturale che propone una visione dei sessi e dei generi fluida e che rivendica il diritto di ogni persona di situarsi in qualsiasi posizione intermedia fra gli estremi “maschio/femmina” stereotipati senza per questo dover subire stigma sociale o discriminazione.
Da questo punto di vista sotto il termine “ombrello” di “transgender” possono identificarsi:
– la persona transessuale operata (che ha raggiunto a tutti gli effetti e in tutto e per tutto il genere sentito proprio).
– la persona transessuale non completamente operata (che ha lasciato integri i genitali di origine).
– la persona genderqueer (femmina genetica o maschio genetico di qualsiasi orientamento sessuale) che non si riconosce nel binarismo/dicotomia uomo/donna, rifiutando così lo stereotipo di genere che la società e la cultura locale impone ai due sessi. In questo senso e in questa accezione del termine, che però è la meno conosciuta in Italia, alcuni ritengono che transgender e “queer” siano due termini-ombrello fra loro sovrapponibili.
– la persona crossdresser, termine che tende a sostituirsi sempre più alla dicitura “travestito” perché associato, quest’ultimo, alla parafilia. In questo senso il crossdresser è una persona che si traveste, in privato e/o pubblicamente, senza implicazioni di eccitazione sessuale; il crossdressing può praticarlo sia una donna che uomo, indipendentemente dal suo orientamento sessuale.
Nel tempo e nella trasposizione del termine nella cultura italiana la parola transgender ha assunto diversi ed altri significati che poco hanno a che vedere con l’origine del termine inteso come “movimento politico culturale”. Questa seconda accezione è ormai diventata più popolare di quella originale. La traduzione italiana di transgender sarebbe transgenere, ma questo termine non si è radicato nell’uso comune nella nostra lingua e quindi un termine “importato” dall’inglese e lasciato in prevalenza immutato.
Articolo in continuo aggiornamento.
Ultima modifica: 01 gennaio 2012