Ava Hangar è diventata Miss Drag Queen Piemonte e Valle D’Aosta per caso dopo essere stata notata da Barbie Bubu durante un’anteprima alla Casa Arcobaleno. Da un incontro fortunato a diciassettesima Miss Drag Queen Italia, Ava si racconta in questa intervista frizzante e senza filtri.
Classe 1985, sarda, Riccardo Massidda all’anagrafe, a metà tra circense e drag queen, sempre ironica e sincera, Ava è stata incoronata ad agosto durante lo storico concorso che si svolge a Torre del Lago Puccini dove rappresentava il Piemonte e la Valle D’Aosta.
Con lei abbiamo parlato del dualismo Ava- Riccardo, di discriminazione e omofobia, del ruolo sociale delle drag queen e del suo spettacolo Tender – spartito dissonante per una drag queen.
Ciao Ava, ci racconti brevemente chi è Riccardo?
Ma ciao a voi! Riccardo è un performer e regista di circo contemporaneo di 34 anni, sempre in movimento, che ad un certo punto del suo percorso ha deciso di creare il personaggio di Ava Hangar, per continuare ad esplorare le tante sfaccettature dello spettacolo dal vivo e, in questo caso, dell’intrattenimento. Attualmente sta frequentando il Master Choreography COMMA delle università olandesi Fontys (Tilburg) e Codarts (Rotterdam), porta avanti gli spettacoli e i progetti con la sua compagnia Fabbrica C – Cordata F.O.R. e collabora con le scuole di circo per bambini e ragazzi Fuma che ‘Nduma.
Hai dichiarato che Ava è nata nel 2017. Ma immagino che in realtà dentro di te Ava esisteva da molto tempo. Riesci a raccontarci questo tuo dualismo, come Riccardo vive e influenza Ava e come Ava in realtà si rapporti con Riccardo?
Quando ho iniziato a costruire il personaggio di Ava, la prima cosa che ho fatto è stata analizzarmi e cercare di comprendere più a fondo il mio lato femminile, in modo da poter poi attingere da esso. Ava, con il suo dirompente arrivo nella mia vita, ha fatto in modo di ristabilire un equilibrio tra la mia parte maschile e quella femminile, facendomi sentire più centrato e a mio agio nella vita quotidiana. Riccardo invece in Ava è il piccolo burattinaio interno, ma anche la sua anima maschile, perché la mia volontà è quella di portare in scena un drag che abbia consapevolmente tutte le sfaccettature dei generi.
In una recente intervista hai ricordato il tuo primo spettacolo di semi-drag a 19 anni davanti alla tua famiglia. Come hanno reagito alla tua performance?
Sapevano già di avere un componente ‘strano’ in famiglia! Comunque hanno by-passato il fatto che fossi “en travestì” e si sono concentrati sulla mia performance, vedendolo semplicemente come la messa in scena di un personaggio. Da quel punto di vista la mia famiglia è molto aperta mentalmente, soprattutto al riguardo della espressione artistica.
Hai trovato molta discriminazione e omofobia in questo tuo percorso? Cosa cambia agli occhi del mondo quando sei Riccardo o quando sei Ava?
Non sulla mia persona, perché credo di avere una presenza molto forte quando sono in drag, quindi per adesso non mi sono trovato in situazioni scomode. Quello che però succede spesso è che molti giovani mi avvicinino e si confidino con me riguardo le loro paure e gli episodi di discriminazione. Penso sia davvero bello che vedano in me e in Ava una figura di riferimento con cui potersi aprire, perché è anche uno degli obiettivi primari del mio percorso drag; d’altro canto la cosa mi rattrista fortemente, perché mi porta all’attenzione il fatto che, nonostante crediamo di essere ormai in un paese ‘tollerante’ e ‘aperto mentalmente’, c’è ancora tantissima strada da fare per sradicare l’omofobia e l’odio per la diversità dalle menti degli ‘italiani medi’.
Tender è il tuo spettacolo, so che da mesi lo stai portando in giro per l’Italia con successo. Raccontaci meglio come e perché è nato Tender, cosa c’è di Riccardo in Tender e cosa di Ava, perché hai sentito la necessità di avere il tuo spettacolo, divertente, ironico e talvolta pungente?
Tender nasce dalla necessità di avere uno spettacolo mio, in cui potermi mettere alla prova e uscire dalla mia confort zone. Ho sempre fatto spettacoli collettivi, utilizzando il linguaggio del circo contemporaneo, e ho voluto cambiare un po’ rotta e nutrire la mia anima da intrattenitore. Nasce così Tender, che in fondo è un sussidiario illustrato della mia vita, sto capendo ultimamente che è molto più profondo e intimo di quanto non sembri in prima analisi. Dentro questo spettacolo c’è davvero tanto di me, sia come persona che come artista, ma anche nello stabilire un contatto intimo, autentico con il pubblico in sala. Mi piace pensare che sia uno spettacolo che cerca di recuperare delle connessioni e relazioni umane autentiche tramite la risata e lo stare bene insieme.
Parliamo del tuo background, ovvero del mondo circense. Quale è stata la tua formazione? La tua formazione circense come ha influenzato il tuo personaggio drag? Da drag artist e regina del circo quale pensi che sia la tua caratteristica distintiva?
Mi sono diplomato alla FLIC scuola di circo di Torino nel 2010 e ci ho poi lavorato come insegnante e regista dal 2014 al 2018. Attualmente sto continuando la formazione da regista/creatore di spettacoli tramite un master in Olanda. Il circo contemporaneo è un linguaggio molto giovane, ancora in via di sviluppo e studio, ed è il linguaggio con cui mi esprimo. Nella costruzione del personaggio di Ava e nel suo sviluppo ho utilizzato il mio background circense, è costruita utilizzando le tecniche che uso solitamente per creare uno spettacolo di circo. Sicuramente la visione e l’approccio di Ava si rifà totalmente al circo, anche quando si butta in esibizioni più classiche legate al mondo drag. Tempi comici, rapporto con la scena e con il pubblico, fragilità del personaggio, sono tutte cose che ho ereditato dal circo.
Secondo te quale ruolo sociale hanno le drag queen nella lotta all’omofobia e alla parità di diritti?
Dovrebbero avere un ruolo chiave. Storicamente le drag sono state spesso portavoce del movimento e della lotta, e ora più che mai che stanno godendo di una forte visibilità dovrebbero preoccuparsi di essere da esempio e ispirazione. Io nel mio piccolo cerco di portare avanti piccoli progetti e azioni che educhino alla diversità come ricchezza, all’affermazione dei diritti dell’essere umano a prescindere da genere o gusti sessuali. Mi rendo conto che ogni occasione è buona per lanciare un messaggio, perché ben vengano le grandi azioni plateali, ma cerco di ricordarmi che devo piantare dei piccoli semi nel quotidiano. La lotta all’omotransfobia deve essere costante e partecipata da tutt*.
Ma insomma, sei Riccardo o sei Ava? Sei un circense o sei una drag queen?
Sono una persona, un essere umano che cerca di portare in scena le mie fragilità e i miei punti di vista. Sono circense, drag queen, regista, omosessuale, educatore, queer, persona, uomo, donna, performer, attivista, bambino, adulto, re e regina. Tante cose insieme, che mi rendono unico e diverso.
Redazione lgbtitalia.it – Lisa Barillà
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Ph. Ava Hangar