Introduzione
Noi persone transgender ci raccontiamo addosso e lo facciamo spesso. Di contro, raramente accade che le persone che condividono con noi la quotidianità, la rabbia, le battaglie e le sconfitte, la forza ma anche la nostra fragilità e la nostra unicità, prendano la parola e raccontino del loro percorso accanto a noi e dentro di noi. Ci dà sollievo pensare che “l’amore incondizionato” faccia da pilastro e basti a realizzare alchimie con “chi ci vive” e ci supporta: “perchè non siamo mica mostri”! E per chi non ci sta al ricatto dell’omologazione sociale e degli stereotipi di genere? Le cose si complicano ulteriormente.
Ma io credo ci sia dell’altro.
Ringrazio Isabella Stretti, per aver accolto e raccolto il mio invito a testimoniare il suo percorso accanto ad una persona transgender. Buona lettura!
Una persona ‘trans’ la si incontra nella vita come si incontra qualsiasi altra persona: o la si conosce quando già manifesta la propria identità di genere, oppure la si conosce e ci si relaziona con lei da tempo quando, la rinuncia di sé, diventa insostenibile e si disvela a noi, amici, compagni, parenti o conoscenti di vecchia data.
A prima vista, potrebbe sembrare che le due modalità di conoscenza non abbiano nulla in comune; l’una presuppone magari un incontro fortuito, senza una memoria storica l’una dell’altra persona, mentre nel secondo caso c’è un cammino di condivisione, spesso molto profonda, fatta di confidenze e di intimità reciproche. Eppure, in entrambi i casi, ad essere chiamata in gioco è anzitutto la nostra stessa persona e con essa i presupposti delle relazioni che vive.
Infatti, cosa cambia e cosa accade nella nostra esistenza se un amico si disvela quale amicA, una figliA ti comunica d’essere tuo figlio, un marito di riconoscersi donna o una moglie di riconoscersi uomo … o se incontri una persona a te sconosciuta i cui tratti somatici ed anatomici sono, nella società e nella cultura in cui vivi, definiti entro il cosiddetto ‘genere opposto’ rispetto a quello che questa persona esprime?
Ci sono diversi tipi di reazione, spesso riconducibili però a pochi atteggiamenti:
1) il rifiuto totale e il successivo allontanamento della persona che ci era accanto, come cancellata dalla propria esistenza;
2) il rifiuto totale della persona, ma esplicato nel tentativo di ricondurre la persona che conosciamo entro i canoni in cui l’abbiamo sempre vissuta;
3) il rifiuto totale della persona, ma esplicato nel tentativo di portarla a nascondere il più possibile il percorso effettuato;
4) Il riconoscere di non saperne assolutamente nulla circa il transito di genere, se non il sentito dire, ma proseguire il cammino con questa persona nella volontà di capire, ascoltandola, lasciandoci spiegare e, nello stesso tempo, informandoci a nostra volta presso i Consultori di competenza, le Associazioni di riferimento, i seri Blogs informativi, le pubblicazioni sull’argomento …
5) Se correttamente informati, sia conoscendo la persona da anni che da poco tempo, si prosegue il cammino, come con qualsiasi altra persona si desideri avere al proprio fianco perché le si vuole bene e la si stima. Spesso per arrivare a questo punto, grazie alla società e alla cultura in cui viviamo, bisogna passare per qualche atteggiamento precedente, anche se non tutti; tutto dipende dal presupposto che ci lega all’altra persona, la quale non è mai un nostro possesso, né la nostra padrona.
Molto, ovviamente, dipende anche dal grado di conoscenza, informazione e consapevolezza della persona a noi vicina, ma, non dimentichiamolo, il suo potrebbe essere il vissuto di una persona ancora nell’infanzia e, anche in questo caso, se non soprattutto, è saggio tener presente che ogni identità negata sarà una persona infelice e per nulla serena.
Bene è sottolineare che, per i rapporti molto ravvicinati, il percorso che porta ad ogni consapevolezza di sé non nasce come i funghi dopo la pioggia; la persona a noi vicina, se siamo attenti all’altro e alla sua serenità come alla nostra, già da tempo ci avrà dato dei segnali, quanto meno i segnali di un malessere, di una sofferenza, spesso ancor prima di comprendersi sino in fondo. Non far tacere il dolore dell’altro e liberarci dalla paura di perderlo/a è sicuramente una ricetta sana per affrontare questo cammino; chi nega l’altra persona, così come chi si nega, ha già perso tutto ciò che conta.
Continuare a vivere o comunque vivere accanto ad una persona che è riuscita a manifestare pienamente il genere che si è riconosciuta non è cosa facile; ogni percorso è diverso dall’altro, così come diverse sono le persone, ed unica ogni relazione con ogni singola persona. Ma, le difficoltà maggiori le creano la società e la cultura; certo, quando queste ultime sono omologanti, quando categorizzano ciascuno di noi secondo delle precise categorie binarie e quando devono colpire chiunque manifesti l’inganno biopolitico insito nel binarismo di sesso e genere, allora ad andarci di mezzo è anche la persona che vive accanto ad una persona trans, questo perché tale persona rende evidente che un’amicizia ed un amore sono possibili anche con le persone trans, svelando oltremodo che essere una persona trans non è indice di pericolosità.
Così, anche a noi capiterà spesso di subire sulla pelle pregiudizi, stigmi, cattiverie, risatine ironiche e pungenti, sguardi di disapprovazione, gesti di condanna, abbandoni da parte di persone a noi care; si sa, purtroppo la mamma degli imbecilli e degli ignoranti è sempre incinta e, chissà perché … nel nostro Paese ogni tipo di relazione con una persona trans si riduce non di rado ad una sola domanda: ma fate sesso? … E non importa se la cosa sia da ritenersi personale, o se tu sei solo amica o parente di una persona trans … sei una persona catalogata e schedata nella categoria ‘perversione’, a prescindere.
Spesso, nel caso la persona trans sia tuo figlio o tua figlia, o tu* nipote o il tuo ex o non ex compagno/a … si sprecano gli sguardi e i commenti pietosi di coloro che si rammaricano per la disgrazia che ti è capitata … sì, la disgrazia di avere accanto una persona che non sta negli schemi prefissati, che vuole autodeterminarsi al di là delle categorie generali … insomma, uno dei doni più grandi che questo mondo possa darti, avere accanto una persona che solo per il fatto di esserci ti pone di fronte alle contraddizioni che vivi giornalmente, chiamandoti a libertà.
Eh sì, perché anche nel caso in cui la persona trans cerchi di omologarsi il più possibile entro le norme sociali e culturali che regolano il genere nel quale si riconosce, anche in questo caso ti rivela che il riconoscimento sociale della persona che sei passa prima, se non solo, attraverso delle preletture della tua persona e non dall’ascolto del tuo pensiero, dal vedere la persona che realmente sei.
Questo lo si capisce molto bene vivendo il contesto sociale accanto ad una persona trans; poco alla volta capisci che la gente si rivolge anche a te a seconda di come ti ritiene, se un uomo o una donna, se avente un pene o una vagina. Prima che tu esista per quel che hai da dire e da condividere, gli altri ti si rivolgono a seconda del genere che manifesti e a seconda della considerazione che hanno di questo genere. Questo accade a ciascuno di noi, ed è veramente triste vedere la pluralità umana ridotta a soli due individui.
Accanto ad una persona trans impari molto; solo il pensiero che a te certe cose siano concesse e alla persona trans no e solo perché il genere che esprimi rientra nei canoni biopolitici di gestione, ti fa venire i brividi. E questo accade spesso, quando entrate in un negozio di scarpe o di abbigliamento, quando andate a fare la spesa insieme, … pensate a non poter entrare con la vostra migliore amica in piscina o andare insieme dal parrucchiere … anche cose semplici … e poi provate solo a pensare cosa può vivere una persona trans in un ospedale … quando i suoi documenti non corrispondono alla sua persona … quello che sente lei solo le persone trans che l’hanno vissuto possono capirlo … ma ci si può avvicinare a quel dolore, a quell’offesa … a quella negazione ad esistere … basta esserci … accanto.
Spesso la persona vicina deve essere il mediatore culturale della situazione … spesso devi avere la forza che ad una persona costantemente rifiutata viene a mancare … e, dipende dai contesti, usare la rabbia non serve, molto meglio la pazienza di spiegare quanto a nostra volta abbiamo capito … ma sempre pronte a rispondere a tono se necessario e a difendersi …
Già, pensate ad una vita in cui siete 24 ore su 24 sempre all’erta e pronte a difendere voi stessi e chi vi sta accanto … a chi piacerebbe? … Sta di fatto che diventi anche tu una persona sovraesposta, costantemente sotto interrogatorio e chiamata spesso a dare spiegazioni … e non è facile.
Accade così che accanto ad una persona trans trovi la persona che sei, specie accanto ad una donna trans, le più evidenti e le più disvelanti, solo per il fatto di esserci … Ti chiedi chi sei, cosa vuoi, quante gabbie ti hanno costruito intorno per limitare il tuo personale ed unico percorso di vita … trovandoti mirabilmente anche tu a transitare, dalle gabbie culturali e sociali che ti sono imposte alla libera ricerca ed espressione di te … e, finalmente, ad essere in transizione sarà la consapevolezza di te e delle dinamiche che ti frenano … e questo ti condurrà finalmente nel tuo personale cammino liberante.
Apprezzerai a quel punto diecimila volte di più le persone che ti verranno incontro, a te e alla persona trans che è nella tua vita … persone le quali non guardano al genere che manifesti, ma alla persona che sei e che siete … e troverai tanti veri amici … intelligenti ed inaspettati…
E finisco dove più mi batte il cuore, ai bambini. L’unica domanda che rivolgono a te e alla persona trans che hai accanto è: come ti chiami? Il nome che ti sei dato o data a loro basta per chiamarti e pensarti e, diversamente dagli adulti, non si sbagliano mai da quel momento … e questo fa molto riflettere sulle sovrastrutture a cui siamo sottoposti … donandoti la consapevolezza che la categoria del ‘genere’ è una costruzione meramente sociale e culturale.
Fonte: Laura Denu